Cosa è e come si fa un colpo di Stato?
Nel pezzo precedente ho negato che la ri-elezione di Napolitano in sé stessa potesse essere definita un colpo di Stato, perché formalmente avvenuta a norma di Costituzione. Effettivamente, in un primo momento l’Assemblea Costituente si orientò contro la rieleggibilità del Presidente (come ricorda Ugo Agnoletto), ma nella discussione definitiva si ritornò su quella decisione ed il testo approvato non contiene nessuna prescrizione in questo senso. Dunque, non c’è nessun appiglio giuridico per parlare di colpo di Stato. Però, le cose sono più complesse e vanno viste nel loro sviluppo.
Iniziamo a definire cosa è colpo di Stato che i dizionari di politica e di diritto definiscono “categoria metagiuridica” cioè che va al di là del diritto. Per ora partiamo da questa definizione: si ha colpo di Stato quando viene mutata la natura del sistema politico con modalità diverse da quelle legali, ad opera di una fazione al potere o di un’altra fazione che prende il potere in forme non conformi alla legge. Per questo, nel linguaggio giuridico, si parla di “rottura costituzionale”.
Nell’immaginario diffuso, il colpo di Stato consiste in un avvenimento unico che spazza via il sistema politico vigente e le sue regole con una “spallata”. E si pensa che questo coincida con una azione di forza: un governo di militari che si impone mettendo i carri armati in piazza. Non c’è dubbio che molti colpi di Stato avvengano in questo modo (ad esempio il caso greco del 1967, quello indonesiano del 1965, quello cileno del 1973, quello argentino del 1976). Ma, questo non sembra sufficiente ad esaurire il tema, perché storicamente il fenomeno è molto più complesso ed ha manifestazioni molto più varie.
Vediamo i precedenti costituzionali italiani, partendo dal 1922.
A voler fare i formalisti ed ignorare l’atto di guerra civile da cui essa scaturì (la Marcia su Roma infelicemente richiamata da Grillo nell’immediatezza della elezione di Napolitano), la nomina di Mussolini a Capo del Governo e poi il voto di fiducia del Parlamento avvennero in modo conforme allo Statuto albertino. Le elezioni del 1924 furono segnate da una serie di violenze senza precedenti, ma nessuno mette in dubbio che Mussolini avrebbe avuto la maggioranza dei consensi anche senza violenze e, se anche non si fosse trattato della maggioranza assoluta, la legge elettorale Acerbo (anche essa approvata dal Parlamento con una votazione perfettamente legale) gli avrebbe dato la maggioranza dei seggi. Dunque, a metterla sul piano formale, neanche quelle elezioni possono essere ritenute un “colpo di Stato”.
Anche le “leggi fascistissime” del 1925-26 vennero approvate in modo regolare. Molto più discutibile costituzionalmente fu la decadenza dei deputati dell’opposizione. Il passaggio dal sistema politico liberale a quello fascista avvenne attraverso tappe che, nella maggior parte dei casi, erano formalmente corrette, ma non si può ignorare l’intensa serie di violenze che le accompagnarono. L’aperta e piena rottura costituzionale venne con l’approvazione delle leggi fascistissime, prima, e con la riforma costituzionale sancita del referendum del 1929, poi; ma questo giudizio si ricava non tanto dalla lettera dello Statuto, quanto da una sua lettura sistematica, che dimostra come le nuove leggi abbattessero lo spirito liberale dello Statuto. Ma, d’altra parte, esso era una costituzione flessibile e sfornita di un organo di garanzia come la Carta costituzionale, per cui, sempre a restare su un piano strettamente giuridico, riesce difficile parlare di colpo di Stato tecnicamente inteso, eppure non c’è dubbio che nella sostanza si sia trattato proprio di questo.
Tuttavia, la norma fondamentale non fu abolita e restò “dormiente”, per essere risvegliata il 25 luglio 1943 quando, sulla sua base, il re destituì Mussolini. Ma, anche in questo caso, si può mettere in dubbio che si sia trattato di un colpo di Stato? Ma, soprattutto, si noti come il passaggio dal regime liberale a quello fascista non sia avvenuto con un unico atto di forza, ma con un processo protrattosi per anni che ha mescolato atti violenti e passaggi parlamentari.
Dunque, abbiamo due “colpi di Stato”, il primo preparato da una serie di violenze, ma realizzato da un succedersi di atti parlamentari in maggioranza formalmente corretti, ma non per questo estranei alla manovra complessiva. Il secondo formalmente ineccepibile, perché il re tornava ad esercitare le funzioni attribuitegli dall’art. 5. Anche lo scioglimento del Gran Consiglio e della Camera dei fasci e delle corporazioni, non furono atti illegali, anzi, se vogliamo, possiamo parlare di un ripristino di legalità statutaria, trattandosi del frutto di una precedente deformazione dello Statuto, sancita da un referendum che lo Statuto stesso non contemplava fra i suoi istituti.
Fermarsi al solo aspetto formale, come si vede, non rende conto di un colpo di Stato. Persino l’affermazione del regime nazionalsocialista ebbe una sua giustificazione formale: il Presidente Hindenburg incaricò formalmente Hitler come Capo del Governo, e l’assunzione dei pieni poteri, dopo l’incendio del Reichstag, avvenne sulla base della proclamazione dello stato d’eccezione previsto dall’art. 48 della Costituzione di Weimar. Anche se poi lo stato d’eccezione divenne permanente.
Un qualche crisma formale si cerca sempre nei colpi di Stato: anche il passaggio dalla IV alla V Repubblica, in Francia, ebbe un suo svolgimento graduale, attraverso passaggi formalmente più o meno legali.
Quindi, possiamo concludere su questo punto che non è affatto necessario che un golpe avvenga in un unico atto: la congiura castrense è solo una delle forme in cui il colpo di Stato può essere attuato, non l’unica. E questo ci porta all’altro punto: lo “strappo” costituzionale deve sempre accompagnarsi ad atti illegali e di forza o no? Anche qui abbiamo una certa varietà di comportamenti e torniamo ai precedenti italiani.
Come è noto, si parla di Prima e di Seconda repubblica e lo spartiacque è rappresentato dal 1993. I “puristi” (lo abbiamo ricordato anche in questo blog un po’ di tempo fa) ritengono che questa dizione sia scorretta, perché la Costituzione non è cambiata. Ed hanno torto. Perché quello che conta non è tanto la Costituzione formale quanto quella materiale: come abbiamo visto, lo Statuto è restato in vigore dal 1848 al 1946, ma nessuna persona di buon senso può sostenere che regime liberale e regime fascista siano stati la stessa cosa e non ci sia stata una discontinuità anche costituzionale.
Nel 1993 lo stravolgimento del sistema politico (e la sostanziale messa in mora della Costituzione formale, che da allora, è restata in vigore come una sorta di “Costituzione provvisoria”) è stata determinata da una riforma apparentemente estranea alla Costituzione: la legge elettorale che è una legge ordinaria. Il punto è che l’intera architettura costituzionale (a cominciare dal sistema bicamerale, dalle attribuzioni del Presidente del Consiglio e dei singoli ministri, dal ruolo dei partiti ecc.) presuppone il sistema elettorale proporzionale ed il governo di coalizione. Quello del 1993 fu un vero colpo di Stato (cosa che riesce più difficile da dire perché ad attuarlo fu l’ex Pci, ma le cose stanno così). Ma come avvenne: ricorderete la coincidenza con Mani Pulite che, anche grazie al coro compiacente dei media suonò la gran cassa sul nesso “corruzione = partiti = proporzionale”, per cui, per battere la corruzione occorreva abolire il sistema proporzionale. E, infatti, con il passaggio al maggioritario nelle due forme del Mattarellum e del Porcellum la corruzione politica è scomparsa, come tutti possono constatare.
Fu la campagna mediatica a manipolare l’opinione pubblica orientandone la giusta protesta in una direzione che nulla aveva a che fare con i motivi apparenti. A questo si aggiunse il comportamento vile della Corte Costituzionale che, smentendo una sua stessa pronuncia di un anno prima, ammise il referendum golpista. Come si vede non ci fu bisogno di mettere i carri armati in piazza, bastò un ben congegnato raggiro per avviare un percorso che, attraverso una serie di tappe formali (abolizione dell’immunità parlamentare, indicazione del nome del Presidente del Consiglio sulla scheda elettorale, “riforme” federaliste, modalità del nuovo finanziamento dei partiti politici, ecc.) ma, soprattutto attraverso una prassi sempre più lontana dallo spirito della Costituzione, ha stravolto il sistema.
Tirando le fila del nostro ragionamento. Un colpo di Stato può anche assumere un carattere strisciante e non aver bisogno di atti violenti. Ed è esattamente quello che sta accadendo di nuovo, a partire dal 2010. La rielezione di Napolitano va inserita in questo percorso, non è un colpo di Stato in sé, ma accompagna un “golpe strisciante” del quale parleremo prossimamente.
Aldo Giannuli
Tags: aldo giannuli, beppe grillo, colpo di stato, come si fa un colpo di stato, cos'è un colpo di stato, giorgio napolitano, leggi fascistissime, marcia su roma, mussolini
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ilBuonPeppe
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Sono d’accordo, si tratta di un processo più che di un evento.
Mi sembra però che il momento fondamentale di questo processo sia stata la nomina del governo Monti nel novembre 2011. Lì c’è stata la sostituzione di un governo legittimo (per quanto pessimo) fatta da soggetti che non ne avevano l’autorità.
La nascita del governo Letta è poi un ulteriore avanzamento di questo processo con una coalizione teoricamente innaturale. In realtà è la stessa che sosteneva il governo Monti, ma non ha più la foglia di fico del governo “tecnico”.
In tutto questo la rielezione di Napolitano mi pare un fatto del tutto secondario.
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luca parenti
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sono perfettamente d’accordo sulla sua analisi delle tecniche del colpo di stato. A noi italiani certamente piace farlo “strano” e siamo bravissimi a somministrare la fatale medicina al paziente ignaro. Personalmente sono convinto che il colpo di stato c’è già…stato. Il responsabile è proprio l’amatissimo Napolitano, che dal 2010 a oggi ha inanellato una serie di atti tanto sgangherati quanto eversivi per mettere la museruola al popolo italiano.Comincerei dal mese di tempo concesso a Berlusconi nel novembre 2010 per ricostruire una parvenza di maggioranza. Era necessario andare in guerra contro la Libia e come al solito “è un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare”. Quel qualcuno era (il cadavere politico di) Berlusconi, un uomo ormai sputtanato(ve lo immaginate Monti che va in guerra? Non ne sarebbe stato capace). A guerra finita, si poteva anche buttare a mare. Infatti Napolitano lo cacciò senza reali motivi, come senza reali motivi fece senatore a vita Mario Monti, noto per non avere alcun merito scientifico-culturale. Beh il motivo c’era, blindare la sua ascesa alla presidenza del consiglio (e garantirgli la permanenza in parlamento, che – come abbiamo visto – difficilmente avrebbe ottenuto con dei voti). Ecco, se devo trovare una data al colpo di stato, non ho dubbi che quello è stato il giorno. 16 Novembre 2011.
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Richard
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Caro Professore, ci voleva la sua analisi, in una triste giornata di pioggia come questa: per chi si sente sempre più preoccupato è in qualche modo rassicurante sapere che la sua intelligenza è al lavoro.
Le rivolgo una domanda però, attinente alla sua expertise più propria: non crede che questa schifosa campagna contro la deputata 5Stelle Giulia Sarti sia un elemento di questo colpo di Stato strisciante? Ricorderà il profetico video-editoriale di Giulio Chiesa del 27 febbraio, dove disse: «Si può star sicuri che, per ognuno degli oltre centosessanta deputati e senatori dell’opposizione, si stanno già compilando i dossier: i servizi segreti sono lì per quello, non penseremo mica che se ne staranno con le mani in mano. Si scava e si scaverà nelle loro vite, si cercheranno le loro magagne, per poi “spenderle” prima o dopo nella melma degli intrighi di Palazzo». Possibile che nessuno a sinistra si indigni? Violante convocò una seduta straordinaia del Parlamento per condannare la cimice patacca che Berlusconi disse di aver trovato nel suo studio. Napolitano ha detto qualcosa solo dopo un post ddi Grillo. La Boldrini, pensa, dirà qualcosa a difesa di questa giovane deputata? Chiederà pubblica solidarietà per lei? Se non lo farà, comincerò a temere che il colpo di Stato sia già un un pezzo avanti.
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aldogiannuli
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temo che sianmo solo all’inizio del concerto
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simona
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ce ne fu un altro nel 1914, mi permetto di rammentare…
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Simone Mucci
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Prof. Giannuli, credo che la sua analisi sia una straordinaria lezione di metodo storico: inutile dirle che condivido ogni riga di ciò che ha scritto. Quel che mi domando è questo: l’attuale golpe strisciante ha qualcosa di differente dai precedenti? Mentre in passato sembra che un gruppo più o meno ristretto di persone interno alla nazione si sia impadronito del potere, gli avvenimenti degli ultimi anni (Monti, Napolitan bis, spread, ora anche Letta etc.) mi sembrano difficilmente inquadrabili nel solo contesto nazionale e obbediscono piuttosto a logiche di livello europeo e planetario. Sono ansioso di leggere il prossimo pezzo su questo!
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alberto
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la riflessione del dottor giannuli è condivisibile.
tuttavia credo che gli obiettivi politici non siano sempre un agenda piena di impegni, ma di obiettivi chiari e a breve termine:
mi spiego.
il risultato delle elezioni è stato significativo:
14 del paese vuole il cambiamento, un altro 14 lo vuole ma con moderazione, 12 non lo vuole.
l’obiettivo dunque della nomenclatura deve puntare sul quel 12 che non vuole il cambiamento.
fase uno:
cercare l’accordo con il primo 14 sapendo già di farlo fallire.
fase due:
accordarsi col secondo 14 per un governo di intesa giustificandolo col fatto che il primo 14 non ha voluto l’accordo.
fase tre:
formazione di un governo di larghe intese per il bene supremo del paese.
conclusione.
primo obiettivo:
isolare il primo 14 rendendolo di fatto inoffensivo e anzi addossandogli la croce del disordine politico
secondo obiettivo:
rafforzare il potere della nomenclatura attraverso una ripulitura d’immagine con il consenso della struttura mediatico-istituzionale.
questo è in sintesi il golpe, un golpe di tipo nuovo, un golpe della nomenclatura istituzionale all’interno dell’istituzione.
perché tutto ciò?
secondo me perché la nomenclatura, cioè la nuova borghesia si è fatta istituzione, si è fatta detentrice dell’istituzione e vede il popolo come semplice massa da ammaestrare, guidare, orientare a seconda dello opportunità e delle convenienze pur di non squilibrarsi troppo verso la giustizia e l’uguaglianza.
ogni però tanto appare qualcuno o qualcosa che vuole mettere il bastone tra le ruote; ma sia che esso si chiami ’77, si chiami manipulite, si chiami m5s l’obiettivo è sempre quello: reprimere, isolare, marginalizzare, lobotomizzare, denigrare, addormentare pur che la nomenclatura borghese resti sempre al comando.
ora, il fatto che m5s non abbia vinto le elezioni è di fatto un gravissimo danno politico per chi voleva il cambiamento; l’isolamento a cui sarà sottoposto il m5s sarà tale da indebolirlo sia sul piano mediatico che su quello istituzionale.
con il senno di poi si può dire che grillo avrebbe dovuto accordarsi col pd: ma coi fatti di oggi saremmo credibili se dicessimo che quell’accordo non avrebbe mai e dico mai potuto avvenire; chi lo nega non ha capito ciò che sta avvenendo ora.
cinque anni sono molti per le prossime elezioni e la nomenclatura saprà destreggiarsi in mille modi per riappropriarsi del terreno perduto; ma in politica c’è sempre spazio di manovra a condizione di tenere duro e non lasciarsi scoraggiare dalle sconfitte; oggi il cambiamento vero è stato sconfitto, ma come insegna che guevara: le battaglie si combattono per vincerle non per perderle!!
hasta al victoria siempre!!
saluti
alberto
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giandavide
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sono perfettamente d’accordo: l’unica cosa da augurarsi sarebbe un ritorno del proporzionale, o perlomeno di qualcosa più proporzionale. sperando che non si tratti delle solite porcate di ceccanti e calderoli, che giocano con le soglie di sbarramento e allargano le circoscrizioni per escludere i partiti minori.
comunque mi girano ancora troppo le palle per commentare con quel minimo di distacco dovuto
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Vincenzo Cucinotta
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Di nuovo vittima dell’antispam?
Aldo, te lo rinvio.
Interessante punto di vista, anche se anch’io non concordo nel considerare la conferma di Napolitano un punto di rottura fondamentale.
Non dico, sia chiaro, che la rielezione sia un evento secondario, al contrario costituisce un elemento fondamentale, per il semplice motivo che solo Napolitano oggi ha prestigio internazionale sufficiente, ma l’aspetto centrale nel caratterizzare il distacco dalle regole costituzionali sta nella stessa invocazione dell’emergenza. In nome dell’emergenza, si accantonano quegli aspetti formali che in condizioni ordinarie nessuno potrebbe giustificare. Credo che la citazione di Schmitt sia in questo contesto fondamentale, così che si deduce che il vero sovrano è di fatto il Presidente della Repubblica, quando occorre, è proprio lui che può attivare una procedura emergenziale.
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aldogiannuli
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vincenzo: grazie, per fortuna te ne sei accorto. Sono riuscito a ridurre ma non ad eliminare le piogge di spam e qualcosa ancora salta. Chiedo scusa
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Piero Francione
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In questo quadro rientra anche lo sforzo fatto, da parte di molti, media compresi, in difesa di questa nuova santa alleanza tra il PD e quello che fino ad un mese fa era di fatto un “ineleggibile”. Questa volta, secondo me, c’é poco di “strisciante” in quello che é successo, il PD ha gettato palesemente una bomba in mezzo al suo elettorato che é fondamentalmente anti-berlusconiano e mi chiedo se i suoi dirigenti si sono veramente resi conto di cosa questo potrebbe comportare negli anni a venire. Secondo lei questo fatto verrà presto dimenticato dall’elettorato “progressista” italiano oppure potrebbe significare un serio punto di volta per la sinistra italiana in termini di rappresentanza elettorale?
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Paola
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Gentile Aldo,
sono orgogliosa di aver “predetto” un colpo di Stato strisciante quando fu proposto il secondo mandato a Napolitano. I miei interlocutori intendevano colpo di Stato l’esercito su territorio e l’occupazione dei mezzi di informazione. Servirebbe, forse, coniare dei neologismi per definire ciò che sta accadendo in alcune democrazie. E’ bene ricordare di come si affermò il fascismo e di come una dittatura, nel caso del nazismo, non si istaurò con un colpo di Stato, ma, attraverso libere elezioni. Sono molto preoccupata, come immagino molti.
Con stima,
Paola
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Cristiano Lai
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Personalmente condivido.
Ma Le/Vi chiedo cos’altro si sarebbe potuto fare? M5s ha rifiutato in ogni modo di interfacciarsi con il PD. Scegliere Rodota’, presentato da m5s, avrebbe significato ingessarsi in un governo impossibilitato di compiere le scelte teoricamente necessarie in momenti come questi. Sono assolutamente d’accordo con questa analisi, ma forse il governo di larghe intese era l’unica strada percorribile per avere un minimo di mobilità.
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Antonino
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nel nostro ordinamento non è proibito ai parlamentari di cambiare da un partito ad un altro voto libero. Ma se ciò avviene con la’aquisto di parlamentari per abbattere un governo legittimo ed è il caso della caduta del governo Prodi, mi dite in quale altro caso si può affermare un vero colpo di stato? dare un salvacondotto a Berlusconi alle sue pendenze giudiziarie o farlo Senatore a vita dietro sua richiesta o se per dirla tutta (ricatto)non sia un colpo di stato.
Quanto pensate che dura questo governo se non garantiscono l’impunità a questo maestro del ricatto? (NULLA):
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Maurizio Barozzi
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Ottima disquisizione sostanzialmente corretta e formalmente inappugnabile.
Manca però la “sostanza” ovvero cosa in realtà ha comportato, al di là delle disattenzioni Costituzionali, il passaggio dalla Prima alla Seconda repubblica.
Lasciamo stare il malcostume degli scandali e della corruzione: c’erano nella prima, come ci sono in questa seconda repubblica essendo connaturali per una Nazione dove la presenza dello Stato si riduce semplicemente ad un mediatore tra parti, permettendo ai grandi interessi economici e ai poteri forti di fare il bello e cattivo tempo.
Ora, nessuno tesse le elogi della prima repubblica, ma un distinguo è doveroso. Si da, infatti il caso, che nel bene e nel male (di sicuro più male che bene) nella prima repubblica vi era una conduzione del potere da parte dei politici, mediato dalle segreterie dei partiti. Questi partiti erano formati su basi e tradizioni ideologiche (sia pure più che altro formali) o rappresentanze sociali, ergo, generalizzando, possiamo dire che avevamo una DC a rappresentare la componente cattolica del nostro popolo e vaste rappresentanze agricole e industriali. Un PCI a rappresentare vaste masse di contadini e operai; le minoranze di destra a rappresentare strati di nostalgicismo neofascista, ecc. Ovviamente, a veder ben, nè i comunisti erano veramente comunisti, ne tanto meno rivoluzionari, nè le destre erano fascisti. Così come la DC si rispecchiava nell’area cattolica, ma in realtà era tenuta in piedi dalla gestione del potere. E così via.
In questa composizione politico Istituzionale, generata dalla Costituzione del 1946, si sono alternati molti Capi di stato e Presidenti della Repubblica, oltre a politici di ogni ordine e grado.
Al tempo c’era chi aveva coniato il detto che i ministri non sono altro che i “camerieri dei banchieri” e, sinceramente avendo coscienza di quanto siano incidenti, nello Stato, le lobby finanziarie, oltre ai condizionamenti massonici che gli sono connaturati, non gli si poteva dare torto.
Ma comunque sia, osservando oggi la vita politica dell’Italia della prima repubblica possiamo dire che i De Gasperi, i Togliatti, gli Andreotti, i Fanfani, i La Malfa, i Moro, i Craxi, ecc., avevano, anche se non pienamente (oltretutto bisognava considerare i condizionamenti esercitati in sede Atlantica e dagli Stati Uniti sui nostri governi) in mano, il “pallino” della politica e quindi la conduzione dello Stato.
Le iniziative di Enrico Mattei, per fare un esempio, non sarebbero mai potute avvenire senza questo “pallino” politico, senza i Fanfani, Il Giorno, e gli appoggi della sinistra di allora.
Le stesse Leggi , generate nel 1936 e successive, che garantivano una certa “presenza” o meglio “controllo” dello Stato” nella Banca d’Italia, che era un Ente di diritto pubblico, ma in sostanza privato, senza questi politici con un loro “senso dello Stato”, non sarebbe stato possibile mantenerle, nè avrebbero visto la luce Leggi e provvedimenti di carattere sociale, mutualistico e popolare, a cominciare dalla Legge 300 Statuto dei Lavoratori.
Non indifferente poi il fatto che a fianco dell’economia privata si sviluppava anche una economia di Stato o parastatale, sia pure infeudata da un certo parassitismo politico dei partiti. Per finire, i cosiddetti “tecnici”, che poi altro non sono che manutengoli del mondo finanziario internazionale, legati a interessi bancari, venivano spesso chiamati ad assumere incarichi di governo o di sottosegretariato o di consulenti, ma sempre e comunque in posizione subordinata rispetto ai politici. Proprio Andreatta, il “padre” di Enrico Letta, cominciò, oramai negli anni ’80 a teorizzare una certa funzione tecnocratica di questi tecnici.
Orbene con la Seconda Repubblica, ecco il Colpo di Stato, neppure troppo indolore visto i traumi e i suicidi che provocò, tutto questo è stato spazzato via.
Tecnici e rappresentanti di quel mondo finanziario che, precedentemente si accontentava di condizionare i governi da dietro le quinte, hanno preso in mano il pallino della politica.
Iniziò Amato, poi Ciampi, poi Prodi, fino ad arrivare a Monti.
Non a caso, da allora, tutta l’economia italiana è stata stravoltaa ed adeguata, guarda caso al sistema bancario. Lo stato sociale, da questi “tecnici” che non hanno alcuna coscienza mutualistica e politica, nessun riferimento e rappresentanza popolare, è stato a poco a poco liquidato. Leggi, accordi e protocolli di carattere “europeo”, così come l’Euro, sono stati imposti alla nazione in un ottica mondialsita che la lega e subordina all’Alta finanza internazionale. La stessa Banca d’Italia è stata sganciata da quelle leggi e intese che la vincolavano allo Stato. Con la creazione poi della Banca Centrale Europea, altra banca privata e per giunta di proprietà di banche anche non europee, il cappio dell’usura e del signoraggio monetario è stato definitivamente messo al collo della nazione.
Anche i partiti, oramai “ripuliti” da ogni interferenza o presupposto ideologico, sono divenuti delle “fotocopie”, delle botteghe di affari, anzi di malaffare. Non c’è che dire: una vera e propria rivoluzione!
Una speculazione come quella di Soros verso la lira, con Ciampi alla presidenza della Repubblica, la svendita di tutto il patrimonio pubblico, messo in mani private, con enormi guadagni fatti fare alle grandi banche d’affari, il famoso “viaggio” del Britannia, non sarebbero mai potuti avvenire, almeno in quei termini e portata senza la Seconda Repubblica.
Per finire si noti il meccanismo perverso che ha permesso l’avvento della seconda repubblica, un “giochetto”, non a caso mutuato dal Watergate americani, dove, anche lì, potenti lobby finanziarie, le stesse che avevano in mano il Washington post e il New York Times, furono le forze occulte che agirono dietro le quinte.
Questo giochetto consiste in questo:
Servizi segreti, su input extranazionali, procacciano prove di corruzione che in un sistema democratico liberista non possono mai mancare. Organi di stampa di proprietà di specifici partiti o grandi gruppi finanziari, accendono una campagna di stampa atta a influenzare l’opinione pubblica. Si arriva a poco a poco, ad un grande processo mediatico.
Una parte della magistratura, con i suoi giudici d’assalto, si lancia in campagne giudiziarie contro la corruzione, prendendo di petto poteri e personalità fino ad ieri intoccabili e scoperchiando pentole che da anni erano conosciute, ma lasciate stare. Evidente che dietro le quinte questi pretori hanno forti protezioni, anche se può sembrare il contrario.
A questo punto il “colpo di Stato” è completo. Il “malcostume”, la corruzione, viene dato a bere che stanno per essere spazzati via, il linciaggio morale diventa inarrestabile.
Si salvano solo chi “salta il fosso” o quei partiti come, per esempio, fu il Pci e in piccola parte i MSI, erano funzionali al “golpe”. Partiti ai quali vennero risparmiati gli scheletri che pur avevano nell’armadio.
Il sistema delle tangenti, dei finanziamenti, che aveva riguardato tutti i partiti della prima repubblica, viene addebitato solo ad alcuni, il famoso CAF, e tutta l’opinione pubblica viene fatta felice e gabbata. Non c’è altro da aggiungere, solo il fatto che oggi, la perdita della dimensione “politica”, lo stravolgimento Istituzionale dello Stato, che non è forse più recuperabile, non possiamo che passare da un Monti a un Letta e così via.
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Germano Germani
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A mio modesto avviso l’unico vero colpo di stato avvenuto in Italia ( a parte il farsesco golpe Borghese che in realtà fu una trappola per gli allocchi, senza dimenticare che il comandante Borghese a detta di Almirante, era un ottimo militare, ma un pessimo politico)fu quello antifascista del 25 luglio 1943.Iniziò l’amministrazione del Presidente americano Roosvelt negli USA liberando Lucky Luciano dal penitenziario, il quale in vista dello sbarco angloamericano in Sicilia, riattivò tutti i canali esistenti con la mafia siculo-statunitense, facilitando così la capitolazione dell’esercito italiano.Carmine Senise capo della polizia, nel suo celebre libro di memorie, ricordò che in previsione del colpo di stato, furono riattivati i piani per la gestione dell’ordine pubblico, con l’eclusione totale di essi della milizia fascista, che fu militarizzata assieme alla polizia,ed entrambe poste alle direttive dello Stato maggiore delle forze armate.Ma non basta Angelo Vicari (divenuto nel dopoguerra capo della polizia) addetto alla segreteria di Senise si adoperò per la liberazione di seicento mafiosi dal confino di polizia, ove erano ristretti. Ultimo ma non per importanza, l’intera flotta della marina militare italiana, si consegnò senza esitazione alcuna a Malta, tra gli sberleffi dei maltesi, agli inglesi. La marina militare italiana, era all’epoca, una delle più potenti flotte militari del mondo.Senza dimenticare che il colpo di stato fu realizzato dalla casa regnante dei Savoia, dal Vaticano, dell’alta finanza italiota filo britannica e massonica, dallo stato maggiore delle forze armate, con l’immediato scioglimento del partito fascista e della milizia. Se questo non fu un colpo di stato, allora ditemi cosa mai fu.
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Mirko G. S.
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Mi permetto di dissentire, dal basso della mia ignoranza della materia. Anche io ritengo la “seconda Repubblica” uno stereotipo odioso (al pari però di tanti neologismi o vocaboli volgari, forzati a diventare quasi termini tecnici come “ribaltone” e “inciucio”, quasi come se in italiano non esistessero parole idonee allo scopo). Parlare di dissoluzione dei partiti tradizionali come di un passaggio epocale è corretto solo considerando il livello medio dell’educazione dei politici: il berlusconismo caratterizzato da figuracce, candidature di amanti, scandali di tutti i tipi, sessuali e finanziari, ne è emblema; tuttavia se si pensa che buona parte dei politici si è riciclata nei nuovi organismi anche quest’assunto viene meno. Cambiare la legge elettorale secondo me non è abbastanza per poter definire un tipo di repubblica diverso da un’altra. Quello che lei ritiene un cambiamento dei “poteri” in realtà non si è mai verificato. Parliamo ad esempio del capo dello Stato: da ruolo rappresentativo ha assunto un ruolo politico. Non è vero! In realtà il PdR ha sempre lo stesso potere che è tanto più forte quanto più debole la maggioranza in Parlamento: negli anni passati il PdR non ha contato molto ma se alle prossime elezioni dovesse uscire vincente una forte maggioranza ecco che il Napolitano bis diventerebbe una presidenza più opaca di quella di un Segni. Anche il discorso sullo stato di fatto attuale secondo me non coglie: non è frutto del passaggio al sistema maggioritario (noi non abbiamo mai avuto un maggioritario vero, oltretutto, ma sempre un inguacchio all’italiana per evitare d’interrompere la pacchia) ma della degenerazione di un modo di fare politica che cerca appoggio raccomandando persone. Questa “politica” si è evoluta diventando un cancro, ma le ragioni sono secondo me molto più remote e affondano le radici nel corporativismo fascista o forse sono ancora più antiche: l’Italia è un paese diviso in lobby e potentati locali, ove è impossibile proporre qualcosa di buono per tutti ma molto facile promettere indebiti in cambio di voti. Berlusconi, l’asservimento della stampa, lo iato colla cittadinanza, etc. etc. non sono la causa ma l’effetto di tutto ciò. Sempre secondo me.
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Mirko G. S.
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Per G. Germani: la flotta italiana era potente (anche se meno di quanto dice lei) tuttavia i cannoni avevano un’imprecisione nel tiro mostruosa, analoga allo scarto dei cannoni delle navi da guerra nipponiche, colla differenza che i giapponesi se ne accorsero ben prima di entrare in guerra (organizzarono delle aposite esercitazioni, Yamamoto non era stupido) e provvidero a ristrutturare le stesse.
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Germano Germani
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Mirko, fermo restando che mentre l’ammiragliato militare italiano (Supermarina) era nella sua stragrande maggioranza massonico e filo britannico e quindi di fatto antifascista, vedo che si è dimenticato, l’etica guerriera dei marinai nipponici a differenza dei nostri.Infatti non solo non si arrendevano al nemico, ma autofondavano le proprie navi con il comandante a bordo, piuttosto che arrendersi.Dopo il colpo di stato del 25 luglio 1943 gli abitanti di Malta assistettero ad uno spettacolo indecoroso e incredibile:l’intera flotta militare italiana si consegnò agli inglesi, praticamente integra. Ci fu una serie di sberleffi e di sputi al momento della resa e della consegna delle nostri navi all’ex nemico.Fatto salvo il comandante sommergibilista Carlo Fecia di Cossato che si sparò un colpo di pistola nelle cervella, sconvolto per lo spettacolo immondo, il resto dei marinai (con l’eccezione delle Decima Mas del Comandante Borghese) si comportò come l’equipaggio del Costa Concordia!
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Cristiano Lai
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Scusate,ma sono ancora a domandarvi che cosa si sarebbe potuto fare, quale scelta si sarebbe potuta prendere per dare un governo con un minimo di liberta’ di manovra a questo paese, e se la mia breve analisi precedente può essere considerata corretta. Grazie
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Antonio
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un colpo di stato semplicissimo internet tutti uniti su facebook una data per il colpo ė fatta!una moltitudine di persone che si impossesono di ministeri tv e parlamento
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